Proiezione panoramica sulla Piazza federale

Il progetto multilingue Omaggio 2021 utilizza documenti storici, immagini animate e musica per portare alla luce le immense prestazioni delle donne svizzere e la loro storia tutt’autonoma. Le proiezioni sulle facciate del Palazzo federale, della Banca nazionale svizzera e della Banca cantonale di Berna mostrano gli inizi del movimento femminista, gli intensi contatti internazionali, gli impressionanti risultati e le strategie sempre nuove delle nostre madri e delle nostre nonne sulla via dei loro diritti politici nel corso di cento anni. Mostra una Svizzera quasi sconosciuta.

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HOM Bundesplatz 3 Fassaden

La proiezione panoramica multilingue mette in luce con documenti emozionanti, immagini e musica le enormi imprese compiute dalle donne svizzere e la loro storia autonoma: gli inizi del movimento femminista, i contatti internazionali e le strategie sempre nuove adottate dalle nostre madri e dalle nostre nonne durante gli oltre cento anni del loro percorso verso l’ottenimento dei diritti politici. È la dimostrazione di come le donne hanno cambiato non solo il presente ma anche il futuro di tutte le cittadine svizzere, e di come le donne hanno fatto autonomamente storia nel nostro Paese.

Fonti d'immagine proiezione panoramica

Dal 6 al 13 agosto 2021, la proiezione panoramica Omaggio 2021 - 50 anni di diritto di voto e di elezione alle donne illuminerà la piazza federale. Omaggio 2021 proietterà per circa 20 minuti la storia delle donne svizzere, corredata da immagini e suoni, sulle facciate del Palazzo federale, della Banca nazionale e della Banca cantonale bernese. Si tratta di un progetto nazionale, con materiale fotografico trovato in ogni parte del Paese, che festeggia e onora nell’epicentro della politica le pioniere del 50enario del diritto di voto e di eleggibilità alle donne.

Proiezione: quotidianamente, alle 21.15 e 22.00. Ingresso libero. Per tutte le età.
Le informazioni sulle misure di protezione in vigore saranno fornite qui su base continuativa.

Prima: 6 agosto 2021, dalle ore 21.15, con i saluti della consigliera federale Simonetta Sommaruga, del presidente del Consiglio nazionale Andreas Aebi, e Marina Carobbio Guscetti, consigliera agli Stati TI e presidente del comitato Omaggio 2021.

Estesa : la nostra mostra con 52 ritratti di donne di tutti i cantoni è partita il 7 febbraio 2021 nella città vecchia di Berna. Scopra emozionanti intuizioni e (ri)scopra le donne pioniere svizzere degli ultimi 100 anni nella Herrengasse, Münstergasse e Münsterplatz.

La mostra durerà fino al 15 agosto 2021.

3 Portraets Montage Februar 2021

I ritratti sono montati.

IMMAGINI DELLA PROIEZIONE

La proiezione Hommage Omaggio Omagi 2021 racconta a grandi linee la storia della conquista da parte delle donne svizzere dei loro diritti politici, basandosi su materiale documentario ‒ mediante animazione, alcune rievocazioni storiche, testi e musica. I riflettori sono puntati sulle attività delle donne e sul loro impegno su più fronti per ottenere pari opportunità.

Nel XVIII secolo le donne istruite, prevalentemente di nobili origini, iniziano a opporsi alla loro repressione. Da più parti, un coro di voci di donne prive dei diritti politici dà impulso alle loro aspirazioni.

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Julie Bondeli (1732-1778), BE, brillante salonnière, riceve eruditi internazionali e alla fine del 1750 il suo salotto diviene il centro dell’Illuminismo bernese.

Isabelle de Charrière (1740-1805), NE, scrittrice, crea racconti satirici, romanzi, scritti politici, pezzi teatrali e musicali; si stabilisce a Neuchâtel in una cerchia di illuministi.

Germaine de Staël (1766-1817), GE, fugge dalla Rivoluzione del 1789 e nel 1803 da Napoleone. Si stabilisce nel castello di famiglia a Coppet, vicino a Ginevra, ed è considerata una pensatrice influente.

Hortensia Gugelberg von Moos-von Salis (1659-1715), GR. Dopo la morte del marito e dei figli si forma da autodidatta in fitoterapia; diventa ricercatrice e corrispondente scientifica.

Nel XIX secolo le donne contadine presentano delle petizioni ai consigli comunali per chiedere miglioramenti concreti nella vita di tutti i giorni. L’industrializzazione porta le donne nelle fabbriche. Nascono le associazioni delle lavoratrici.

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Anna Hess-Braun (metà XIX sec.), BE, vedova di Rüderswil, nel 1847 lancia una petizione per la liberazione dalla tutela maschile e pone la domanda: «Anche le donne sono esseri umani?»

Marie Adam-Doerrer (1938-1908), BE, orafa e lavandaia, partecipa alla creazione di 30 associazioni di lavoratrici. È attiva nelle Associazioni a sostegno delle lavoratrici a giornata e delle puerpere.

Le cittadine svizzere politicamente motivate si uniscono. Nel 1890 nasce la Federazione delle associazioni operaie svizzere, che nel 1893 chiede il suffragio femminile. Nel 1900 nasce l’Alleanza delle società femminili svizzere ASF.

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Harriet Clisby (1830-1931), USA, dottoressa, incoraggia le donne di Ginevra a creare un’associazione simile alla Women's Educational and Industrial Union di Boston, della quale lei è cofondatrice.

Emma Pieczinska-Reichenbach (1854-1927), BE, dottoressa, partecipa alla fondazione dell’Union des femmes de Genève, dalla quale nasce l’Alleanza delle società femminili svizzere ASF.

Helene von Mülinen (1850-1924), BE. Insieme alla compagna Pieczynska e alle associazioni di Ginevra, Berna, Zurigo e Losanna, partecipa alla creazione dell’Alleanza delle società femminili svizzere ASF.

Camille Vidart (1854-1930), GE, insegnante, nel 1896 organizza il primo Congresso svizzero per la difesa degli interessi della donna; è attiva nell’Unione mondiale e nell’Associazione svizzera per il suffragio femminile.

Marie Goegg-Pouchoulin (1826-1899), GE, nel 1868 dà vita all’Associazione internazionale delle donne e nel 1872 alla Solidarité. Sostiene coraggiosamente l’Union des femmes de Genève.

Pauline Chaponnière-Chaix (1850-1934), GE, crea un legame tra le associazioni femminili svizzere e quelle internazionali ed è attiva nel primo e nel secondo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, 1896 e 1921.

Verena Conzett-Knecht (1861-1947), ZH, cravattaia, nel 1890 diventa presidentessa della nuova Federazione svizzera delle lavoratrici, che rappresenta al primo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, nel 1896.

Cure medico-sanitarie, lavoro sociale, istruzione femminile, lotta contro le varie forme di dipendenza: le donne lavorano per la ricompensa divina. Alcune laureate riescono ad affermarsi. Nascono i ristoranti senza alcol. La Società femminile svizzera di utilità pubblica fonda e gestisce una scuola svizzera per infermiere collegata alla clinica ginecologica.

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Anna Heer (1863-1918), ZH, chirurga, insieme alla collega Marie Heim-Vögtlin e alla Società femminile svizzera di utilità pubblica fonda una clinica ginecologica collegata a una scuola per infermiere.

Susanna Orelli-Rinderknecht (1845-1939), ZH, rappresentante di spicco del Movimento per la temperanza, avvia una serie di ristoranti senza alcol, tra i quali l’odierno Hotel Zürichberg.

Gertrud Woker (1878-1968), BE, biochimica e docente universitaria, si batte per la parità dei diritti delle donne ed è attivista per la pace. Si impegna per un uso responsabile della scienza.

Régina Cornaz-Wyler (1877-1956), VD, medico e probabilmente prima studentessa svizzera-ebrea dell’Università di Berna, combatte contro la tubercolosi a Losanna.

Le donne non hanno diritto di voto e quindi non possono contribuire alla creazione del diritto matrimoniale da inserire nel nuovo Codice civile svizzero. Non possono nemmeno partecipare alle Commissioni d’esame preliminare, dove sono rappresentate da un uomo. L’uomo è sempre il capo, anche nel Codice civile.

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Emilie Kempin-Spyri (1853-1901), ZH, è la prima cittadina svizzera a conseguire il dottorato e l’abilitazione in legge, ma non le è consentito praticare l’avvocatura. Critica le proposte in materia di diritto matrimoniale.

Anna Mackenroth (1861-1936), ZH, diventa la prima avvocata svizzera. Lavora come difensore d’ufficio per le donne indigenti e contesta il diritto matrimoniale elaborato da Eugen Huber nel 1907 per il CC.

Durante la prima guerra mondiale le donne allestiscono le case del soldato lungo i confini, aiutano le famiglie dei soldati in situazioni di emergenza e organizzano il Dono nazionale delle donne svizzere. Nello sciopero generale del 1918 chiedono il diritto di voto. Le donne contadine raccontano in che modo hanno dato il loro contributo alla società.

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Else Züblin-Spiller (1881-1948), ZH, giornalista e imprenditrice, durante la prima guerra mondiale dirige l’allestimento delle case del soldato. Fonda l’assistenza ai soldati Schweizer Verband Volksdienst, l’odierno SV Group.

Rosa Bloch-Bollag (1880-1922), ZH, instancabile agitatrice sul fronte delle questioni femminili in partiti di sinistra. Nel 1918 fa parte del comitato dello Sciopero generale di Olten e guida una dimostrazione di sole donne contro il rincaro.

Augusta Gillabert-Randin (1869-1940), VD, agricoltrice, nel 1918 fonda la prima Cooperativa svizzera di agricoltrici. Collabora al Congresso per la difesa degli interessi femminili, 1921, e alla SAFFA, 1928.

Dopo la guerra, negli altri Paesi alle donne viene riconosciuto il diritto di voto. Qui tutto rimane immutato. Nel 1928 le donne svizzere reagiscono con la SAFFA, esposizione che riscuote molto successo, e nel 1929 con una grande petizione che finisce in un cassetto senza essere presa in considerazione.

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Lux Guyer Studer (1894-1955), ZH, architetta, nel 1928 dirige l’Esposizione nazionale svizzera del lavoro femminile SAFFA, a Berna, e realizza una casa in legno prefabbricato: la casa della SAFFA.

Adele Bloesch-Stöcker (1875-1978), BE, violinista, è responsabile musicale della SAFFA nel 1928, compone il SAFFA-valzer e lo dirige con una grande orchestra di donne.

Emilie Gourd (1879-1946), GE, fondatrice del giornale Mouvement féministe. Impegnata nella commissione della SAFFA del 1928 e nell’Alleanza nazionale e internazionale per il suffragio femminile.

Maria Motta (1883-1935), TI, cofondatrice della Compagnia di Santa Teresa del Bambin Gesù e membro della Commissione svizzera della Saffa 1928.

Nel 1933 le donne svizzere mettono in guardia contro la dittatura di Hitler. Al rientro degli uomini, le donne devono lasciare liberi i posti che hanno occupato durante la seconda guerra mondiale. Le migranti italiane si stupiscono dell’antiquata struttura familiare in Svizzera.

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Rosa Neuenschwander (1883-1962), BE, promotrice della formazione professionale femminile e Presidente del comitato organizzativo della SAFFA del 1928; avverte del pericolo della dittatura di Hitler; è la prima donna a tenere il discorso del 1° agosto.

Ida Somazzi (1882-1963), TI, insegnante di scuola secondaria, nel 1933 è tra le fondatrici della comunità di lavoro svizzera Donne e democrazia e si batte contro il fascismo e il nazionalsocialismo. Lavora presso l’ONU e l‘UNESCO.

Gertrud Haemmerli-Schindler (1893-1978), ZH, infermiera, organizza il servizio complementare femminile civile ed è impegnata nella Croce Rossa svizzera.

Linda Brenni (1914-1994), TI, è capo colonna delle truppe motorizzate femminili ticinesi in servizio volontario per conto della Croce Rossa.

La tecnica consente alle donne spazi liberi e rare posizioni quadro. Quando vengono assoggettate al servizio obbligatorio di protezione civile, le donne si oppongono all’imposizione di nuovi obblighi in assenza di nuovi diritti e guardano con soddisfazione al fallimento di questo progetto di difesa civile.

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Marie Boehlen, (1911-1999), BE, giurista, è la prima donna della Svizzera impiegata a tempo pieno come giudice dei minori; nel 1959 è al vertice operativo del movimento femminista svizzero.

Elisabeth Thommen (1888-1960), BL, giornalista per lo Schweizer Frauenblatt e per lo Jahrbuch der Schweizerfrauen. Nel suo ruolo di redattrice a tempo pieno presso Radio Beromünster fa propaganda sul tema delle questioni femminili.

La seconda SAFFA, nel 1958, a Zurigo, mira a una presa di coscienza da parte dell’uomo, che in quanto elettore può decidere tutto. Il libro di Iris von Rotens «Frauen im Laufgitter» spaventa con dichiarazioni provocatorie. Ottenuta con ostinazione, la prima votazione sul suffragio femminile, nel 1959, è una sconfitta.

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Iris von Roten-Meyer (1917-1990), BS, giurista, redattrice, direttrice pubblicitaria e viaggiatrice. Vive in modo anticonvenzionale e scrive un libro provocatorio: «Frauen im Laufgitter».

Denise Berthoud (1916-2005), NE, esperta in matematica assicurativa e avvocata, è presidente del Comitato allargato della SAFFA del 1958.

Nel 1969 lo stato dei maschi vuole approvare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo ad esclusione del diritto delle donne di votare e di essere elette. Le donne si ribellano in sottofondo, nel Kursaal e sulla Piazza federale. Nel 1971, con la seconda votazione conquistata con ostinazione, il diritto di voto e di eleggibilità delle donne viene accettato.

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Marthe Gosteli (1917-2017), BE, impiegata. Nel 1971 è al vertice operativo del movimento femminista svizzero ed è fondatrice dell’archivio sulla storia del movimento femminista, dell’«Archivio Gosteli» a Worblaufen/BE.

Kunigund Feldges-Oeri (1911-1997), BS, teologa, nel 1969 parla nel Kursaal a nome del Gruppo di lavoro delle maggiori federazioni di donne.

Marie-Jeanne Perrenoud-Bindit (1914-2012), socialista del Canton Giura, nel 1969 rappresenta nel Kursaal la Federazione svizzera delle donne protestanti FSDP.

Gertrude Montet Girard (1913-1989), VD, giornalista, si impegna nel movimento per il diritto di voto alle donne e nel 1969 rappresenta nel Kursaal l’Associazione svizzera ASSF.

Emilie Lieberherr, (1924-2011), UR, insegnante di scuola professionale e presidente del Forum delle consumatrici svizzere, è tra le iniziatrici della «marcia su Berna» e nel 1969 diventa leggendaria con il suo discorso pronunciato sulla Piazza federale.

Il coro di più voci di Hommage 2021 rende onore alle donne di tutti i Cantoni, di diversa estrazione sociale e politica, alle donne nelle organizzazioni e alle donne che all’interno del loro ambiente si sono coraggiosamente impegnate per garantire pari opportunità alle generazioni successive, cioè a noi.

In rappresentanza di migliaia in tutta la Svizzera, poche si trovano per una volta al centro della politica.